Solo recentemente gli studi scientifici sul dolore cronico hanno incluso nella sperimentazione animali di sesso femminile, rivelando una differenza nei meccanismi che contribuiscono al dolore nei due sessi. Più della metà delle persone affette da dolore cronico sono  donne. L’impatto sociale del dolore cronico è in notevole aumento: è stato registrato a tal proposito un aumento delle consultazioni mediche e della spesa pubblica per farmaci e prestazioni correlate alla patologia dolorosa. Non solo.

Il coinvolgimento sociale è di notevole impatto anche in termini di performance lavorativa. Secondo uno studio pubblicato nel 2006, si stima che questa condizione abbia generato la perdita di circa 3.000 ore lavorative con un enorme risvolto sullo status sociale del soggetto affetto da dolore cronico: il 14-17% degli intervistati ha perso il lavoro, il 20% ha cambiato lavoro, il 18% dei pazienti affetti da dolore cronico dichiarano un senso di abbandono e di perdita del proprio ruolo all’interno del nucleo famigliare, al 22% dei pazienti è stata diagnosticata depressione.

Paradossalmente il dolore rappresenta una risposta raffinata del nostro corpo a stimoli esterni, utile alla nostra sopravvivenza. L’attivazione dei neuroni sensoriali è protettiva: ci indica ciò che nell’ambiente, è sicuro o pericoloso, ma quando il dolore persiste, nonostante la cessazione della causa scatenante, il dolore diventa “malattia”.

In un recente studio pubblicato nel 2021, gli autori hanno spiegato le possibili differenze di genere nell’insorgenza del dolore cronico, ponendo l’accento sul ruolo degli ormoni sessuali (1).

 

RUOLO DEL TESTOSTERONE

Il testosterone svolgerebbe un ruolo  protettivo nelle condizioni di infiammazione e nelle condizioni di dolore cronico. Negli uomini la somministrazione di testosterone ridurrebbe la produzione di citochine  pro infiammatorie (TNFα, interleuchina IL-1β eIL-6) responsabili della catena infiammatoria che genera il dolore (2).
Questo effetto protettivo è stato studiato anche nelle donne. In effetti  l’aumento del testosterone contribuisce a ridurre il dolore al collo e alle spalle nelle donne affette (3) e il trattamento con testosterone riduce il dolore indotto dall’artrite reumatoide sia nei maschi che nelle femmine (4). La minore fisiologica concentrazione di testosterone nelle donne rispetto agli uomini spiegherebbe l’aumentata prevalenza del  dolore cronico nelle donne .
Nelle donne affette da vulvodinia ad esempio, l’uso del testosterone locale bioidentico, in combinazione con estriolo, migliorerebbe la condizione dolorosa che queste donne sperimentano quotidianamente (5).

 

RUOLO DELL’ESTRADIOLO

Il ruolo dell’estradiolo nella genesi del dolore cronico è controverso. Uno studio pubblicato nel 2016, ha dimostrato che l’estradiolo, stimolando i gangli del trigemino (TG) , contribuisce a  stati dolorosi come l’emicrania . Una differenza di genere nella deposizione dei recettori per gli estrogeni (ER) è stata dimostrata in uno studio più recente:  gli ER nel TG, sono risultati più abbondanti nei ratti femmine rispetto ai maschi (6).
Queste osservazioni farebbero pensare che l’estradiolo, agendo sul suo recettore, porterebbe a una vasodilatazione dei vasi sanguigni, contribuendo  alla genesi di alcuni disturbi dolorosi prettamente femminili come l’emicrania e la sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare.  Di contro, numerosi altri studi suggeriscono il ruolo protettivo degli estrogeni verso  l’infiammazione e i disturbi del dolore.

Gli estrogeni limiterebbero l’infiammazione acuta attenuando lo stravaso di cellule immunitarie in risposta all’infiammazione (7).
Inoltre, il 17β-estradiolo  svolge un ruolo protettivo nella barriera emato-encefalica mantenendone l’integrità (6).  In menopausa, la diminuzione dell’estradiolo correla con un aumento delle citochine pro-infiammatorie, esponendo la donna a un aumento della infiammazione di basso grado  e delle patologie dolorose. Infatti, non è inusuale incontrare donne che in menopausa lamentano dolori diffusi, atralgie, lombalgie, cefalea. In questo panorama, si è cercato di dare una spiegazione al ruolo degli estrogeni nella genesi del dolore cronico, e molti autori concludono che il trigger doloroso sarebbe nelle fluttuazioni dei livelli di estradiolo nel sangue, concludendo che la stabilità ormonale svolge un ruolo protettivo contro la segnalazione nocicettiva.

 

COSA FARE?

  • Valutare l’equilibrio ormonale nelle condizioni dolorose della donna: vulvodinia, fibromialgia, endometriosi, dismenorrea, cefalea, atralgie;
  • mantenere l’equilibrio ormonale: la terapia sistemica a base di ormoni bioidentici ci permette di rimpiazzare in maniera intelligente e personalizzata ciò che manca, nel rispetto della fisiologia del nostro corpo;
  • nei casi di vulvodinia è anche possibile offrire creme a uso topico a base di testosterone bioidentico e estriolo per migliorare il dolore.

Bibliografia
1. Lenert ME. Sensory Neurons,Neuroimmunity, and Pain Modulation by Sex Hormones Endocrinology. 2021 Aug; 162(8)
2. Malkin  CJ.The effect of testosteronereplacement on endogenous inflammatory cytokines and lipid profiles in hypogonadalmen. J Clin Endocrinol Metab.  2004;89(7):3313-3318.
3. Kaergaard  A. Association betweenplasma testosterone and work-related neck and shoulder disorders among femaleworkers. Scand J Work Environ Health.  2000;26(4):292-298.
4. Morales  AJ. Effects of replacementdose of dehydroepiandrosterone in men and women of advancing age. JClin Endocrinol Metab.  1994;78(6):1360-1367.
5. Burrows  LJ. The treatment ofvestibulodynia with topical estradiol and testosterone. Sex Med.  2013;1(1):30-33
6. Warfvinge  K. Estrogen receptors α, βand GPER in the CNS and trigeminal system—molecular and functionalaspects. J Headache Pain.  2020;21(1):131.
7. Maggioli  E. Estrogen protects theblood-brain barrier from inflammation-induced disruption and increasedlymphocyte trafficking. Brain Behav Immun.  2016;51:212-222.